È che Roma è così. Anche lontano dal Colosseo e dal Pantheon, anche lontano dai palazzi barocchi e dalla luce dorata delle strade del centro, è fatta di strati, come mani di vernice sovrapposti gli uni agli altri. E ognuno è leggibile, sotto la superficie.
Anche qui, in quella che un tempo era periferia, popolata nel dopoguerra dall’inurbamento massiccio dalle campagne e che oggi è un tranquillo quartiere residenziale, basta fare un po’ di silenzio per sentire le storie che camminano per la strada.
Dal Parco degli acquedotti, dove sentirsi piccoli di fronte alle rovine immense come in un’acquaforte di Piranesi. A Cinecittà con quella sua atmosfera a vitale e allo stesso tempo decadente. A via del Mandrione, dove Pasolini giocava a calcio con i ragazzini delle borgate.
È un quartiere di storie, questo dove Maria Grazia ha deciso di far nascere Blue Room.
Una zona in cui vive una popolazione anziana per la maggior parte, anche benestante, perché qui si trova la Zecca di Stato e tanti dipendenti, oggi in pensione, avevano acquistato case nei dintorni. Un bel pubblico di lettori forti.
Ma a Maria Grazia piace anche andarseli a cercare, i lettori, creando contaminazioni. Così musica, cibo e vino entrano in libreria e i libri vanno fuori, per incontrare la comunità che ruota intorno al Centro diurno per la Salute mentale di Villa Lais.
Perché non c’è cultura, senza inclusione.
I consigli di Maria Grazia? Ecco tre libri che si sentirebbe di consigliare a tutt*.